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2. Quanto costano le false partenze? Con false partenze intendo i tentativi "andati a vuoto" perché un amministratore si è fatto convincere (magari dalla prospettiva ingenua di azzerare i costi) a migrare a software FLOSS e poi è dovuto tornare indietro perché i risultati non sono stati quelli sperati? Immagino che in contesti dove un tentativo è già andato male sia molto difficile proporre di abbandonare il software proprietario.
Le false partenze costano tantissimo, in termini di soldi, in termini di rapporti umani con quell'ente e in termini di immagine del movimento.
Sono il pericolo più grosso e vanno evitate come la peste, con una programmazione attenta e diluita nel tempo.
E' fondamentale avere delle persone di riferimento interne, con le quali interfacciarsi in tutto il processo di migrazione, ed è fondamentale tenere presente che magari ci puoi anche mettere un anno, prima di vedere la luce.
3. Se non si hanno chiare le implicazioni del punto 1, e si ricade nel punto 2, si genera un danno a tutti quelli che tentano di diffondere il software libero (e non solo all'incauto promotore, singolo o associazione che sia)?
Si genera un danno devastante per tutto il movimento. E' per questo che mi incazzo quando vedo improvvisazione e pressapochismo.
Non c'è nulla di più difficile da contrastare di un dirigente di una PA che dice "noi eravamo passati a Linux, abbiamo speso XXX mila euro e alla fine non riuscivamo a collegarci ai portali nazionali. Abbiamo dovuto smantellare tutto perchè non funzionava niente e prendevamo multe su multe".
4. Allora come si fa? Esistono contesti in cui si possano coordinare le iniziative e scambiare le competenze, in modo da avere un approccio abbastanza "largo" e da non dover reinventare la ruota ogni volta? Trovi che abbia più senso che un lavoro del genere sia fatto da associazioni di volontari o da società che da quest'attività possano avere un qualche ricavo?
Secondo me si fa che:
- bisogna essere onesti, intellettualmente e negli affari
- bisogna essere aperti, senza pregiudizi e senza bandiere e ideali per cui morire
- bisogna parlare chiaro con le persone, spiegare loro che sarà un casino e che gli effetti si vedranno tra anni
L'ideale, ma per ora non esiste, sarebbe secondo me una cosa mista: così come gli sviluppatori del kernel di Linux contribuiscono al kernel liberamente, ma lavorano in società che li pagano (anche) per sviluppare il kernel, così dovrebbero esserci realtà professionali in grado di portare avanti un discorso unitario e in grado di fornire un supporto efficiente e rapido quando serve, perchè non puoi dire a un sindaco "è un bug, aspettiamo che lo risolvano mainstream e poi vediamo se e come applicare la patch".
Se poi ci fossero associazioni che sul territorio portano avanti questo discorso, sarebbe ottimo, ma a livello di business non puoi prescindere da un supporto serio e concreto.
Io mi immagino un modello in cui le associazioni locali tengono i contatti con le loro piccole realtà (comuni, scuole, etc...), ma si coordinano e sanno che, se c'è un casino, c'è qualcuno che può intervenire in modo professionale, presentando fattura e assumendosi responsabilità e rogne del caso.
La cosa in assoluto da evitare è secondo me affidarsi agli arruffapopoli che vanno avanti al grido di "i giornalisti sono una casta, chiudiamo i giornali", "gli statali non fanno niente", "mettiamogli openoffice che risparmiamo", "che cosa ci vuole per fare il politico/giornalilsta/sindaco/etc".
Non è così: ci vogliono genti preparate sul piano tecnico, legale, legislativo, pratico...
Affidarsi a slogan serve solo a:
- dividere la gente
- generare la falsa idea che le cose siano facili
Scusate se la butto in politica, ma è una cosa a cui tengo moltissimo: io penso che certi movimenti, pur con tutta l'onestà e le buone intenzioni che vogliamo riconoscere loro, servano solo a diffondere qualunquismo, faciloneria, disinformazione e un'idea distorta di come stanno le cose realmente.
A me da davvero molto fastidio: questa gente poi, convinta che "basti poco per far andare le cose" è la stessa che di riflesso non riconosce alcun merito al lavoro degli altri, perchè tanto è una roba che può fare chiunque, cosa ci vuole...e alla fine si scade in uno dei problemi più grossi che abbiamo: siamo un'orda di dilettanti convinti di essere professionisti.
Uno fa un sito e ci scrive sotto "tizio caio web designer", un altro pubblica due foto in facebook e ci scrive dentro "pinco pallino photographer", quell'altro si installa una macchina virtuale con linux e nel biglietto da visita mette "system administrator & architecture integrator" (qualunque cosa voglia dire

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